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In Loving Memory of library.nu

15 Mar

Would you steel a book - ebook piracy

Il 15 febbraio 2012 un manipolo di editori ha ottenuto da un tribunale di Monaco un’ingiunzione di chiusura per library.nu, uno dei più noti servizi di download illegale di ebook. Insieme al sito sono spariti più di 400.000 titoli e il cyberlocker iFile.it, ma sono rimasti i numerosi problemi dell’industria editoriale incapace di confrontarsi con la pirateria.

Libray.nu è un sito era un sito che raccoglieva link dai quali poter scaricare ebook gratuitamente e, nella maggior parte dei casi, piratati. Library.nu non forniva link a pagamento e non inseriva banner pubblicitari come invece faceva il cyperlocker iFile.it che, secondo i dati riportati nell’ingiunzione, guadagnava più di 10.000 dollari – dati smentiti dai proprietari del sito. Entrambi i siti hanno deciso di oscurare i loro servizi a seguito dell’ingiunzione.

Per gli editori coinvolti nella questione, la chiusura di library.nu è stata sbandierata come una grande conquista nella lotta alla pirateria e un passo fondamentale per l’ottenimento dei giusti compensi derivanti dallo sfruttamento della proprietà intellettuale.Tuttavia – cosa ve lo dico a fare –  continuano a spuntare come funghi siti in grado di fornire servizi simili a quelli dei due siti chiusi.

library.nu Unique Visitors

Library.nu - Visitatori unici http://siteanalytics.compete.com/library.nu/

Alcuni motivi per piangere la morte di library.nu

Library.nu ci mancherà. Parecchio. Ci mancherà perché il patrimonio che custodiva, curava e rendeva disponibile attraverso la community che animava la piattaforma, era inestimabile. Quel patrimonio spesso era irraggiungibile in gran parte del mondo perché composto da materiali non distribuiti a livello globale, fuori catalogo o semplicemente troppo costosi. Library.nu era diventato il punto di riferimento per la comunità scientifica e per gli studenti: uno strumento di ricerca inestimabile.

Christopher Kelty sulle pagine di Aljazeera analizza la composizione degli utenti di library.nu:

They live all over the world, but especially in Latin and South America, in China, in Eastern Europe, in Africa and in India. It’s hard to get accurate numbers, but any perusal of the tweets mentioning library.nu or the comments on blog posts about it reveal that the main users of the site are the global middle class. They are not the truly poor, they are not slum-denizens or rural poor – but nonetheless they do not have much money. They are the real 99 per cent (as compared to the Euro-American 1 per cent).

They are a global market engaged in what we in the elite institutions of the world are otherwise telling them to do all the time: educate yourself; become scholars and thinkers; read and think for yourselves; bring civilisation, development and modernity to your people.

Alcune risposte degli orfani di libray.nu trovate in giro tra blog e forum chiariscono ancora l’importanza del servizio:

Mpower

Library.nu also had a TON of texts that you simply can’t get legitimately, sadly. As a Middle East historian, I was able to access a lot of information taken by Germans and English of the area from their surveys after WWI. These texts are only either available digitally through sites like library.nu or by going to Berlin or Westminster and looking through records myself.

Alan Toner dalle pagine del suo blog kNOw Future Inc. ricorda che library.nu veniva alimentato in modo significativo anche dagli stessi autori dei libri che non vivono di certo grazie ai compensi editoriali, ma da fonti di reddito collaterali all’attività di scrittori e saggisti. E poi aggiunge:

Outside of formal education, the millions of online autodidacts may be denied access to material, seriously impinging on their lives and possibilities. When one considers the cost of text books and more especially scholarly articles, that is no hyperbole, and applies not only to the global south but the post-industrial north as well, awash in its dreams of knowledge economies and human capital.

Insomma, la lotta alla pirateria editoriale ha delle ripercussioni significative di ordine, culturale, sociale ed economico. Tuttavia, sembra non sia ancora accettabile chiedere ai grandi editori di agire anche in nome di una maggiore sostenibilità della cultura e dell’educazione applicando prezzi più contenuti e facilitando l’accesso agli strumenti e alle fonti per la ricerca e la formazione.

Una nuova library.nu

Dalla fine di library.nu nasceranno nuove library.nu. Cosa possono fare gli editori per evitare che la pirateria abbia la meglio? Provo ad elencare alcuni spunti per una riflessione più accurata sul rapporto tra editoria e pirateria:

  1. abbassare i prezzi: è un po’ il nostro mantra. Dai post di Digital Piracy in più occasioni abbiamo segnalato la necessità di abbassare i prezzi di accesso ai contenuti al fine di arginare il download illegale. Gli editori sostengono che prezzi simili a quelli di iTunes per il prodotto musicale non siano applicabili in campo editoriale poiché svaluterebbero la percezione del libro come prodotto culturale di alto rilievo. Dite sul serio o ci prendete per i fondelli? A me questa cosa non convince. Abbassate i prezzi, soprattutto degli ebook, sperimentate con i prezzi, con le formule ad abbonamento flat e poi riparliamone;
  2. unbundling dei contenuti: fate come iTunes e spacchettate il libro elettronico in capitoli, soprattutto se si tratta di saggistica. Spesso non ci interessa tutto il libro, ma solo una parte o il racconto di uno specifico autore contenuto in una raccolta. Il resto non lo voglio, grazie, e quindi non lo pago;
  3. contenuti extra: arricchite i libri digitali di contenuti extra e multimediali e trovate la specificità dell’ebook;
  4. versioni delux: non abbandonate le pubblicazioni cartacee, ma fate in modo che siano uniche;
  5. ampliare l’offerta: investire nell’editoria digitale significa anche rendere disponibile un catalogo vasto, meglio ancora se vastissimo;
  6. distribuzione globale: se un editore non riesce a gestire una distribuzione internazionale anche per la letteratura scientifica, bhé allora si faccia da parte, ci pensa la pirateria.
  7. ripensare il DRM: troppe restrizioni generano un’esperienza d’uso frustrante. Prima di inserire un DRM è bene valutarne tutti gli effetti.

Altri interventi possibili non riguardano solo gli editori, ma il nostro modo di relazionarci con i libri. Si può pensare a forme di sostegno all’editoria in cambio di un accesso illimitato ai contenuti: le sovvenzioni potrebbero arrivare dallo Stato o da istituti di ricerca, e gli editori garantirebbero la massima circolazione dei libri e quindi della ricerca, al fine di ottenere, sul lungo periodo, degli effetti positivi a livello sociale, culturale e industriale. Ma ho paura che non funzionerebbe…

Potremmo fare a meno degli editori?! Sì, sicuramente se li intendiamo come stampatori, come impacchettatori di volumi e di ebook. Siti come Lulu, Il mio libro, WeBook, Kindle direct-publishing fanno il lavoro sporco. Voi dovete solo mettere i contenuti. Avremo ancora bisogno di editori intesi come catalizzatori culturali, capaci di indicare una prospettiva di lettura della realtà attraverso una proposta editoriale? A questo non so rispondere. Sicuramente qualsiasi editore deve fare i conti anche con la pirateria se vorrà far emergere l’originalità e la validità della propria offerta editoriale.

Cosa Ikea e BILLY possono dirci su distribuzione e pirateria digitale

13 Set

Cosa succederebbe se Billy avesse gli sportelli?

Vi giuro che su Techcrunch io Billy non l’avevo mai vista. Lo stesso dicasi per l’Economist. Eppure pare che Ikea e la sua famosa libreria low-cost siano oggi due tra i più potenti interlocutori in fatto di smaterializzazione dei libri cartacei.

Andiamo con ordine. Pare che dal mese prossimo, Ikea lancerà sul mercato una nuova versione della famosa libreria. Come riporta l’Economist:

Next month IKEA will introduce a new, deeper version of its ubiquitous “BILLY” bookcase. The flat-pack furniture giant is already promoting glass doors for its bookshelves. The firm reckons customers will increasingly use them for ornaments, tchotchkes and the odd coffee-table tome—anything, that is, except books that are actually read.

Possono due ante con vetri essere tanto disruptive? – per dirla con gli americani che da qualche tempo hanno eletto questa parola a vero tormentone in terra di new new economy. La risposta è sì. Ed è una questione che va ben oltre la user experience. Se l’oggetto deputato ad accogliere i libri perde la sua prima funzione d’uso per diventare un semplice “ripiano per oggetti”, viene da chiedersi che fine hanno fatto i libri? Se delle semplicissime mensole vengono chiuse da due lastre di vetro, allora il contatto tra uomo e libri, tra lettore e cultura cartacea è irrimediabilmente corrotto? La fine è, né più né meno, quella che è toccata anni fa agli impianti hi-fi e ai bei ripiani in cui raccogliere vinili poi diventati cd e poi ancora bit liberi dal supporto fisico.

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