La prima ad abbassare la guardia, e smorzare i toni della discussione sulla pirateria digitale, è stata la Warner Bross: nel dicembre del 2010 ha reso pubblici alcuni dati di una ricerca (di cui avevamo già accennato qualcosa nel primo post di Digital Piracy) che le ha permesso di riconsiderare il ruolo dei downloaders in relazione ai consumi di prodotti audiovisivi.
Ben Karakunnel, direttore della business intelligence della divisione anti-piracy della Warner Bross, spiega che la ricerca, nata con l’obiettivo di individuare le abitudini di consumo dei pirati al fine di convertirle in forme di acquisto, rivela alcuni risultati di rilievo: Continua a leggere